I primi vent'anni (1900-1920)

L'ingresso nel campionato (1900-1902)

La Juventus partecipò per la prima volta al Campionato Nazionale di Football – il terzo nella storia del calcio italiano – l'11 marzo 1900, non superando comunque le eliminatorie in Piazza d'armi, perdendo 0-1 contro il F.C. Torinese.

Una settimana dopo, il 18 marzo 1900, la Juventus vinse la sua prima partita ufficiale battendo per 2-0 il Ginnastica Torino. La squadra viene eliminata nelle qualificazioni regionali. Nel frattempo conquistò, per la prima volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione, conquistato anche nei due anni successivi.

Nel successivo Campionato Italiano di Football 1901, giocato tra cinque squadre, la Juventus vinse la prima eliminatoria contro la Società Ginnastica per 5-0 e giunse fino alle semifinali, battuta dal Milan Cricket. In quest'annata si aggiudicò il Gonfalone e la Medaglia del Municipio della Città di Torino, in un torneo tra squadre liguri e piemontesi.

Il 1902 segnò l'ingresso nella squadra juventina, composta quasi totalmente da studenti universitari, dei primi giocatori stranieri e di Carlo Favale come nuovo presidente. La Juventus disputò quella stagione il girone eliminatorio del quinto campionato di calcio e, alla fine, dovette cedere il passo al F.C. Torinese.

Il 24 ottobre la squadra disputò la semifinale della Coppa Città di Torino contro l'Audace, superandola e raggiungendo la finale del 2 novembre successivo contro il Milan. Al 90' il punteggio era di 2-2 e nei supplementari entrambe segnarono ancora una rete, portandosi sul 3-3. A questo punto, però, l'arbitro decise di continuare a oltranza applicando una sorta di golden gol ante litteram, ma i rossoneri, in disaccordo, decisero di non proseguire l'incontro lasciando campo libero alla Juventus, che venne così proclamata vincitrice dell'edizione

1903: l'anno della maglia bianconera

Nel 1903 Savage, insieme all'amico Goodley, portò dall'Inghilterra, e in particolare da Nottingham, delle divise da gioco più moderne, a strisce verticali bianche e nere, quelle del Notts County: esse vennero regalate alla Juventus, che le adottò al posto delle camicie rosa degli albori.[18] Nel frattempo, la sede sociale venne trasferita da via Gasometro 14 a via Pastrengo.

Nel campionato nazionale di quell'anno la squadra torinese arrivò, per la prima volta, alla finale, perdendo per 0-3 contro il Genoa. La Juventus vice-campione d'Italia venne invitata a Trino, presso Vercelli, a disputare un torneo triangolare. Gli incontri si giocarono nella stessa giornata, l'11 ottobre dello stesso anno. La finale del pomeriggio si giocò tra una compagine novarese chiamata Forza e Costanza e gli juventini che vinsero per 15-0, conquistando così il Torneo di Trino Vercellese.

I bianconeri partecipano anche alla Coppa Città di Torino – stavolta un quadrangolare con Audace, Doria e Milan Cricket – un mese dopo la vittoria a Trino. La Juventus lo fece suo per la seconda volta, dopo avere vinto per 2-0 contro l'Audace e per 1-0 contro i rossoneri del Milan Cricket in finale.

1904: la seconda finale in campionato

Il 1904 fu l'anno in cui arrivarono alla Juventus nuovi soci e i tre fratelli Ajmone Marsan dalla Svizzera; il campo di gioco ufficiale si spostò dalla Piazza d'armi al Velodromo Umberto I, dotato di tribune. Nel campionato italiano di Prima Categoria, dopo aver vinto le eliminatorie nazionali per la seconda volta consecutiva, arrivò nuovamente in finale contro il Genoa, perdendo nuovamente sul campo di Ponte Carrega a Genova, con il risultato di 1-0.

Al termine della stagione, al Velodromo Umberto I si giocò la Coppa Universitaria, un torneo internazionale in cui la Juventus sconfisse, in partita secca, l'Olympique Lyonnais Universitarie per 9-1.

1905: la conquista del primo titolo italiano

Nel 1905 divenne presidente della società lo svizzero Alfred Dick, proprietario di un'industria tessile, che rinforzò la squadra inserendo alcuni suoi dipendenti. In quella stagione la società spostò la sua sede a via Donati 1 e il presidente firmò un lungo contratto di affitto per l'utilizzo del Velodromo di Corso Re Umberto.

Nel campionato dello stesso anno la Juventus aveva superato il girone eliminatorio vincendo la partita per forfait 3-0 contro il F.C. Torinese, ritiratosi dalle eliminatorie regionali. Nel girone finale del campionato italiano gli juventini batterono l'U.S. Milanese per 3-0, pareggiano a Genova per 1-1 con il Genoa e batterono di nuovo la Milanese a Milano per 4-1, mentre l'ultima gara del girone si risolse in un nuovo pareggio per 1-1 contro il Genoa nella sfida decisiva del girone finale, giocata a Torino il 2 aprile dello stesso anno, gara, fra l'altro, ripetuta tre volte. Fu il primo grande successo del club, il suo primo titolo di campione d'Italia, che valse alla Juventus la cosiddetta Targa Federale, chiudendo il girone finale al primo posto a 6 punti, contro i 5 dei genovesi.

Gli undici juventini che vinsero il campionato italiano per la prima volta furono Domenico Durante, Gioacchino Armano, Oreste Mazzia, lo svizzero Paul Arnold Walty, il capitano Giovanni Goccione, lo scozzese Jack Diment, Alberto Barberis, Carlo Vittorio Varetti, Luigi Forlano, l'inglese James Squair e Domenico Donna, questo ultimo anche allenatore della squadra

In quell'anno la Juventus si aggiudicò anche il torneo di Seconda Categoria, a cui partecipavano sia squadre riserve sia le prime squadre di club non iscritte alla Prima Categoria. La Juventus "B" fu ammessa di diritto al girone finale, in quanto unica iscritta dell'eliminatoria piemontese, in compagnia di Genoa e Milan. I bianconeri vinsero per 1-0 contro il Milan in casa, per 2-0 a Genova, per 3-0 a Milano (con titolo matematico) e per 3-0 a tavolino con il Genoa per forfait. Gli artefici di questa vittoria furono Francesco Longo, Giuseppe Servetto, Lorenzo Barberis, Fernando Nizza, Ettore Corbelli, Alessandro Ajmone Marsan, Ugo Mario, Frédéric Dick, Heinrich Hess, Marcello Bertinetti e Riccardo Ajmone Marsan.

A coronamento della stagione, c'è il successo per 2-1 sui titolari nella partitella in famiglia al termine del campionato.

1906: la rinuncia alla finale del campionato e lo scisma

Nella stagione 1906, in campionato, i bianconeri chiusero al primo posto del girone finale, a pari merito con il Milan Foot-Ball Club, pareggiando 1-1 nella partita finale. La FIF decise di far ripetere la partita sul campo dell'U.S. Milanese il 6 maggio, ma la Signora rinunciò allo spareggio per il titolo e così il Milan fu dichiarato vincitore di quella partita per 2-0 grazie alla deliberazione dalla Federazione Italiana Foot-Ball e quindi del titolo del IX Campionato Federale. Nell'autunno la Juventus raggiunse il terzo posto nel campionato di Seconda Categoria.

Nello stesso anno, il presidente della società, Alfred Dick, insieme ad alcuni giocatori come Diment, Ballinger, Mazzia e Squair (tutti dipendenti della sua industria tessile), fondò il Foot-Ball Club Torino unendosi al F.C. Torinese che già qualche anno prima aveva assorbito l'Internazionale Torino, un'altra squadra dall'epoca. In seguito all'abbandono del presidente svizzero, la presidenza della società fu assegnata a Carlo Vittorio Varetti.

Il triennio 1907-1909, i Campionati F.I.F. e la doppia conquista della Palla Dapples

Nel 1907 la Juventus ritornò al campo di Piazza d'armi, quello dei primi anni societari, e in campionato fu eliminata dal Foot-Ball Club Torino il 13 gennaio 1907 (1-2 all'andata e 1-4 al ritorno), chiudendo il campionato a gironi nel secondo posto delle eliminatorie piemontesi.

Nell'ottobre dello stesso anno, in una seduta straordinaria della Federazione Italiana Foot-Ball, fu presa la decisione di «sdoppiare» il campionato: il primo, denominato Campionato Federale, era aperto anche a squadre con giocatori stranieri e avrebbe assegnato alla squadra vincitrice la Coppa James Spensley. Il secondo venne denominato «Campionato italiano» (o Coppa Romolo Buni), riservato solo a squadre composte interamente di calciatori di origine italiana.

Originariamente, al torneo federale doveva partecipare anche il Milan, che tuttavia il 1º gennaio 1908 si ritirò per protesta, riducendo il torneo a una finale a due tra Juventus e Doria. La gara di andata della finale del Campionato federale a Genova contro l'Andrea Doria fu vinta dalla Signora per 3-0.[24] Un mese dopo si rigiocò, a Torino, dove i doriani uscirono vincitori per 0-1. Lo spareggio si giocò il 15 marzo, e finì 2-2; l'incontro fu successivamente annullato per un errore tecnico arbitrale. Passarono due mesi e il 10 maggio si poté rigiocare lo spareggio, sempre in Corso Sebastopoli – campo juventino fino al 1922 – e la Juventus vinse per 5-1 con Ernesto Borel mattatore dell'incontro e del Campionato Federale F.I.F. 1908. Alla Juventus non fu assegnata la Coppa Spensley che le spettava di diritto in quanto Campione Federale, perché il Milan detentore in carica l'aveva riconsegnata a Spensley, rappresentante del Genoa; all'inizio della stagione successiva, fu deliberato che la Coppa venisse assegnata permanentemente al Milan, la società che l'aveva vinta per due volte di fila (1906 e 1907).

La Juventus giocò, ancora prima che diventasse «campione federale d'Italia» (poiché la partita decisiva si disputò soltanto il 10 maggio), il campionato italiano, Coppa Romolo Buni, iniziato a marzo dello stesso anno, con altre tre squadre. Il 1º marzo i bianconeri pareggiarono 1-1 a Vercelli contro la Pro, poi vincitrice del torneo, nella gara d'andata delle eliminatorie regionali, e perse 2-0 la partita di ritorno (doppietta di Rampini per i vercellesi), venendo eliminata dal torneo.Si ritirò poi per protesta contro il divieto di impiego di giocatori stranieri.

Nello stesso anno, la società juventina conquistò due Palle d'Argento Henry Dapples nelle finali disputate il 22 novembre e il 13 dicembre, battendo in entrambe le occasioni la Pro Vercelli.

Nel 1909 il sistema dei due campionati "federale" (aperto agli stranieri) e "italiano" (aperto solo ai calciatori italiani) venne riproposto, e la Juventus partecipò a entrambi i campionati. Al campionato "federale", o "Coppa Zaccaria Oberti", iniziato a gennaio, fu eliminata al primo turno delle eliminatorie piemontesi dal Torino.[29] Il campionato "italiano" (o "Coppa Romolo Buni") iniziò invece a marzo e fu trionfale per la Juventus che, superate le eliminatorie piemontesi grazie ai forfait di Torino e Pro Vercelli, sconfisse dapprima la Doria nella semifinale ligure-piemontese e poi, in finale, la USM (1-1 in casa, 2-1 in trasferta), vincitore della semifinale lombardo-veneta (dove aveva sconfitto il Vicenza con un complessivo 10-1, 2-1 all'andata e 8-0 al ritorno), aggiudicandosi così la Coppa Romolo Buni e il Campionato italiano di Prima Categoria

 

1909-1913: dal terzo posto in campionato al ripescaggio

Il tredicesimo campionato, disputatosi nella stagione 1909-1910, fu il primo nella storia del calcio italiano in cui venne introdotto il girone unico con partite di andata e di ritorno. Quell'anno la Juventus si classificò al terzo posto con 18 punti, sette in meno rispetto all'Internazionale (campione d'Italia federale e assoluto dopo un controverso spareggio con i vercellesi) e Pro Vercelli (campione italiano in quanto miglior squadra composta unicamente da calciatori italiani). Dopo questo torneo, la suddivisione tra campionato federale e italiano terminò.

Il quattordicesimo campionato nazionale fu il primo in cui furono ammesse squadre della regione nord-orientale d'Italia (Veneto e Emilia) e anche il primo dove fu introdotto il calendario dalla Federazione di calcio. La Juventus finì nona e ultima nella classifica del cosiddetto Torneo Maggiore con dieci punti.

La Juventus si presentò al torneo successivo, iniziato a ottobre del 1911, con un organico composto da soli dieci giocatori, giungendo all'ottavo posto nella classifica finale del torneo con nove punti.

Nella stagione 1912-1913 il girone unico fu abolito e il campionato nazionale venne esteso anche alla regione centro-meridionale della penisola italiana con formazioni toscane, laziali e campane in uno dei due tronconi del campionato, i cui vincitori accedevano direttamente alla finale del campionato. La società bianconera si classificò all'ultimo posto nel girone ligure-piemontese nel primo anno in cui vennero introdotte le retrocessioni in «Promozione» come conseguenza di un periodo critico a livello economico per la grande difficoltà della società a reclutare nuovi giocatori nelle ultimi tre stagioni ma, al pari di tutte le squadre classificate all'ultimo posto nei loro gironi,fu ripescata in seguito all'annullamento del sistema di retrocessione e, insieme ai piemontesi del Novara, ammessa nel girone lombardo del campionato successivo. Questo in seguito alla fusione tra le neopromosse lombarde Lambro e Unitas, che portarono al ripescaggio della Racing Libertas, ultima classificata del girone lombardo-ligure, e a quello seguente di Juventus e Modena, ultime dei gironi piemontese e veneto-emiliano, rispettivamente.

La ricostruzione della società (1914-1916)

Con la presidenza dell'avvocato Giuseppe Hess, la Juventus aprì un nuovo ciclo con un tipo di mentalità manageriale diversa rispetto al periodo precedente: dopo il citato «ripescaggio», la squadra torinese disputò il campionato piazzandosi seconda dietro l'Inter nel girone lombardo e finendo quarta nella fase finale del Campionato Alta Italia (uno dei due gruppi del campionato nazionale).

Nel 1914, il Campionato iniziò a ottobre, quando la prima guerra mondiale non aveva ancora coinvolto l'Italia, ma il precipitare degli eventi e la decisione (presa il 22 maggio 1915) del Governo italiano di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa, costrinse la Federazione alla sua sospensione. Nel settembre 1919 la vittoria venne assegnata al Genoa in quanto squadra capolista a una giornata dal termine, mentre la Juventus terminò seconda nel gruppo semifinale.

Gli anni della prima grande guerra portarono lutti in casa bianconera e delle altre società sportive italiane. All'inizio di quel conflitto furono 24 gli juventini sotto le armi: 6 soldati semplici e 18 tra allievi ufficiali, sottufficiali o addetti sanitari. La presidenza della società torinese fu così assegnata, provvisoriamente in primis e poi, fino a 1918, al Comitato Presidenziale di Guerra: il triumvirato composto dal pioniere Gioacchino Armano, il dirigente Sandro Zambelli e l'ex calciatore Fernando Nizza. Nel 1916 saranno ben 170 i soci e giocatori della Juventus a prendere parte al conflitto bellico, con varie mansioni che partivano dal soldato semplice fino all'ufficiale.

Allo scopo di mantenere saldi i contatti con i propri associati e con i tifosi bianconeri lontani a causa della guerra, il 10 giugno 1915, venne pubblicato per la prima volta il giornale ufficiale della società, intitolato Hurrà!, il primo del suo genere nel Paese.

Il 26 dicembre di quell'anno, sulla neonata rivista venne pubblicata la memoria autografa di Enrico Canfari, caduto nella terza battaglia dell'Isonzo insieme a Giuseppe Hess e molti altri componenti della Juventus il precedente 23 ottobre 1915. Questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini.

Gli juventini parteciparono, durante la prima grande mondiale, alla Coppa Mauro e alla Coppa Federale di calcio. In quest'ultima competizione, in particolare, dopo la vittoria nel girone eliminatorio, arrivarono fino alle finali con il Genoa, il Milan, il Casale (poi ritirata per gravissimi problemi finanziari) e il Modena e terminò al secondo posto della classifica con 10 punti, uno in meno rispetto ai rossoneri, vincitori del torneo.