Francesco Morini

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Biografia

Francesco Morini (San Giuliano Terme, 12 agosto 1944) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo stopper.Suoi figli sono Jacopo, personaggio televisivo, e Andrea, musicista e cantante.

Caratteristiche Tecniche

Venne soprannominato Morgan per via della sua abilità "piratesca" nel rubare palla agli avversari, proprio come un pirata — seppur ricorrendo raramente al fallo, «anche se non cattivo, sono sempre stato molto spigoloso, rognoso ed appiccicoso», ricorderà lo stesso Morini —; a tal proposito, la stampa dell'epoca scrisse che «da pirata era il suo modo di depredare l'avversario del pallone roteandogli addosso i bulloni, di arrangiarsi coi gomiti, e pazienza se non fluidificava molto». Per sua stessa ammissione non molto dotato tecnicamente — «sapevo di avere dei limiti [...] di certo, non mi cimentavo in lanci millimetrici, preferivo appoggiare la palla ad un compagno vicino a me» —, compensava tale handicap eccellendo nell'anticipo, aiutato da una fisionomia asciutta e dalle sue lunghe leve, «una piovra che con mille tentacoli toglieva il pallone al diretto rivale», nonché da una certa ferocia agonistica cui si aggiunse, con l'andare degli anni, anche molto mestiere. Della sua carriera rimangono nella memoria i duelli sostenuti con i maggiori attaccanti italiani del tempo, su  tutti Roberto Boninsegna, questo ultimo dapprima rivale e poi compagno di squadra, e Gigi Riva, il quale confesserà: «È il difensore più cattivo nel quale mi sono imbattuto. Per cattivo intendo che è grintoso, che è spietato agonisticamente, non che è sleale. È come deve essere un vero difensore moderno. Gioca con tutto il corpo pur di non farti passare. Io li ho provati tutti, nessuno mi ha dato tanto filo da torcere, alla lunga mi sono dovuto arrendere...» Caso singolare, non segnò alcuna rete nella sua carriera professionistica — pur se «a dire il vero, una volta un goal l'ho fatto, in un torneo italo-inglese, disputato in un'estate di tantissimi anni fa» —; comunque, da esemplare esponente della categoria degli stopper, «la mancata segnatura di reti non mi ha mai contagiato più di tanto, perché ciò che mi esaltava era fare in modo che non andasse in goal l'uomo che dovevo marcare; questo equivaleva, per me, ad una rete».

Carriera

Sampdoria - Juventus - Toronto Blizzard

Esordì in Serie A il 2 febbraio 1964 con la maglia della Sampdoria,[2] militando nelle file del club genovese sino al termine del decennio. Con i blucerchiati si mise in luce calcando pressoché stabilmente i campi della massima serie italiana, eccetto per il vittorioso campionato di Serie B 1966-1967. Nell'estate 1969 passò alla Juventus, chiamato a raccogliere l'eredità di Giancarlo Bercellino. Vestì la divisa bianconera per undici stagioni, emergendo tra i maggiori protagonisti della plurivittoriosa squadra degli anni 1970 che fece suoi cinque scudetti, la Coppa Italia 1978-1979 e, soprattutto, la Coppa UEFA 1976-1977, il primo importante trofeo internazionale del club piemontese. Rimase stabilmente titolare nella retroguardia della Vecchia Signora fino alla stagione 1979-1980 quando, ormai trentacinquenne, cedette il posto al promettente Sergio Brio. Lasciata la Juventus dopo 255 partite di campionato, chiuse la carriera in Canada, vivendo una breve esperienza nel 1980 con i Toronto Blizzard nella North American Soccer League. In diciassette stagioni da professionista collezionò 386 presenze in Serie A e 30 in Serie B.

Nazionale

Vestì la divisa dell'Italia per 11 volte, debuttando il 25 febbraio 1973 a Istanbul contro la Turchia, in una gara valevole per le qualificazioni al campionato del mondo 1974, e partecipando l'anno dopo alla suddetta rassegna iridata in Germania Ovest, scendendo in campo da titolare in tutti e tre gli incontri della fugace avventura italiana. Indossò per l'ultima volta la maglia azzurra l'8 giugno 1975, in occasione di un'amichevole a Mosca contro l'Unione Sovietica.[6]

Ebbe in generale un rapporto difficile con la nazionale, non riuscendo mai a imporsi stabilmente come nelle squadre di club. Tra i fattori che andarono a suo sfavore ci fu il ritrovarsi, a metà degli anni 1970, in mezzo a un corposo ricambio generazionale, nonché la concorrenza nel ruolo del più giovane Mauro Bellugi, spesso a lui preferito dai commissari tecnici del decennio, Valcareggi, Bernardini e Bearzot. Con l'approssimarsi del campionato del mondo 1978, e sentendosi ancora fisicamente in forma, chiese al compagno di squadra Dino Zoff di intercedere presso Bearzot onde essere incluso nella lista degli azzurri che avrebbero partecipato alla rassegna iridata in Argentina; tuttavia il portiere, friulano come Bearzot e di temperamento non meno riservato, respinse quella sollecitazione

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