Luis Monti

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Luis Monti, all'anagrafe Luis Felipe Monti (Buenos Aires, 15 maggio 1901 – Escobar, 9 settembre 1983), è stato un calciatore e allenatore di calcio argentino naturalizzato italiano, di ruolo centromediano. Vicecampione del mondo nel 1930 con l'Argentina e campione del mondo nel 1934 con l'Italia. È stato l'unico calciatore ad avere disputato due finali di Coppa del mondo con due nazionali diverse.Ritenuto uno dei massimi esponenti della disciplina a livello mondiale durante il periodo interbellico, era soprannominato doble ancho, cioè "armadio a due ante" per via della sua robustezza e forza fisica.

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Biografia

La famiglia Monti

Luis Monti nacque a Buenos Aires da genitori nati in Romagna.

La sua era una famiglia di calciatori: il fratello Enrique ha giocato nell'Huracán, nel San Lorenzo e nel Porvenir, prima di ritirarsi nel 1929,e lo zio Juan ha militato tra le fila di San Lorenzo e General Mitre fino al 1920 e ha successivamente ricoperto ruoli dirigenziali nel club di Almagro. Altri parenti calciatori, seppur di minor rilevanza, sono i cugini Antonio, che ha militato in San Lorenzo e Colegiales, Eusebio, che ha giocato nel Banfield e nello Sportivo Palermo, Luis Pedro, che ha vestito le maglie di Alvear, Platense ed Estudiantes, e Mario, che ha giocato nel San Lorenzo e nel Nueva Chicago.

Caratteristiche tecniche

Giocava nel ruolo di difensore centrale o centromediano, capace di svariare sul fronte difensivo.Monti era un campione noto per giocare in modo molto duro,tanto da essere soprannominato "il macellaio" dopo il Mondiale 1930.Centrosostegno, rivelò negli anni argentini «la vocazione al doppio compito di spietato francobollatore del centravanti e primo motore del gioco». Carlo Felice Chiesa lo ha descritto «Fisicamente massiccio, dotato di una naturale predisposizione al tackle [...]. La durezza dei suoi interventi era proverbiale, come la sua resistenza al dolore».Vittorio Pozzo ne apprezzava «modo di servire le ali, in linea diretta, con traversoni di quaranta o più metri, bassi o a mezza altezza, che facevano aprire tanto d'occhi».Il Dizionario biografico enciclopedico ribadisce la sua funzione di «motore del gioco» nella descrizione dell'Italia campione mondiale del 1934 e 1938: «[Monti] accoppia terrificanti durezze nelle chiusure difensive alla qualità dei lunghi rilanci precisi al millimetro con cui arriva il gioco offensivo [...]; è il vertice arretrato di un triangolo con i due interni [Meazza e Ferrari], che collaborano alla costruzione più che far parte del quintetto offensivo».

Carriera

Argentina

Fu uno dei tanti giocatori oriundi che nel primo dopoguerra vestirono la maglia della nazionale italiana. Dopo aver svolto numerosi mestieri, tra cui il pastaio a Tigre, iniziò a giocare al General Mitre. Nel 1921, sollecitato dallo zio Juan, si trasferì all'Huracán, dove rimase per una sola stagione. L'anno dopo passò al CA Palermo e poi al San Lorenzo.[20] Nel club di Almagro visse il periodo più florido della sua carriera in Argentina, segnando 40 gol in 202 partite di campionato nel corso di nove stagioni. Continuò però a giocare, parallelamente, anche in altre squadre, giacché la presenza di due federazioni, AAF e AAm, permetteva ai giocatori di partecipare a due campionati contemporaneamente

Juventus

Si trasferì in Italia nel luglio 1931, voluto alla Juventus da Raimundo Orsi, grazie alla mediazione del procuratore Rava; si fece pagare cinquemila dollari americani al mese, più una casa nei pressi di Torino. In maglia bianconera vinse ben quattro scudetti consecutivi, divenendo uno dei maggiori artefici del cosiddetto Quinquennio d'oro vissuto dalla squadra piemontese nella prima metà degli anni 1930. Collezionò con la Vecchia Signora 263 presenze realizzando 22 gol, 19 dei quali in Serie A.La carriera italiana non era cominciata però bene: dopo aver debuttato con una rete nella gara contro la Pro Patria, a causa della sua mancanza di forma che lo portava a essere in sovrappeso di 15 chili decise autonomamente di restare fuori squadra per mettersi a dieta con esercizi fisici. Ogni giorno infatti correva con addosso tre maglioni di lana lungo il viale Stupinigi, seguendo una dieta sotto la guida del massaggiatore Guido Angeli.[Conservò quest'abitudine anche dopo il dimagrimento, alzandosi presto e correndo sei giri di campo con il maglione allo stadio. Dopo la fine del recupero, durato due settimane, divenne titolare sino alla fine del campionato, nel quale giocò 29 partite segnando due gol. Monti non volle aumenti salariali, nonostante le proposte della dirigenza, affermando che «Il contratto è quello e voglio rispettarlo» Durante una tournée con il club bianconero, fu protagonista di uno scandalo: per passatempo aveva rubato un antico veliero dalla hall dell'albergo parigino in cui alloggiava; fu costretto a restituire il maltolto giusto in tempo per evitare ulteriori polemiche.Si ritirò dal calcio professionistico con la stagione 1938-1939, a trentasette anni, dopo un grave infortunio.In seguito, tra il 1938 e il 1947 giocò amatorialmente in alcuni club francesi, spagnoli, svizzeri, tedeschi, austriaci e jugoslavi

Nazionale

Argentina

Centrosostegno massiccio ed efficace, esordì con la nazionale argentina nell'agosto 1924, disputando il torneo olimpico di Amsterdam 1928 e conquistando il secondo posto al campionato del mondo 1930 in Uruguay: qui, il gol su punizione che segnò all'81' della gara vinta 1-0 contro la Francia è passato alla storia come la prima marcatura di un calciatore argentino della storia dei campionati mondiali, nonché la prima in assoluto su calcio piazzato nella rassegna iridata. Nella fase a gironi del mondiale urugiaiano, nella sfida contro il Cile, fu continuamente strattonato da un avversario a tal punto che si rifiutò di giocare la successiva gara contro gli Stati Uniti; i compagni di squadra furono costretti a chiamare una delegazione da Buenos Aires, che dopo giorni di trattative lo convinse a tornare sui suoi passi.Secondo indiscrezioni, suffragate dalla testimonianza di Francisco Varallo, inizialmente Monti si rifiutò di giocare anche la finale contro i padroni di casa dell'Uruguay poiché minacciato di morte da due mafiosi siciliani, Marco Scaglia e Luciano Benetti, legati al regime fascista all'epoca al potere in Italia; alla fine fu convinto a scendere in campo ma, per il timore, rimase in ombra per tutta la gara.

Italia

Grazie ai suoi avi emiliani poté giocare, fin dal dicembre 1932, con la nazionale azzurra, con cui totalizzò diciotto presenze e un gol, conquistando il titolo mondiale del 1934 agli ordini di Vittorio Pozzo. Un'altra indiscrezione afferma che Monti fu ancora una volta minacciato di morte: si dice infatti che avesse ricevuto da Mussolini una lettera che diceva: «[...] siete gli artefici del vostro destino. Se vincete bene, se perdete, che Dio vi aiuti!».Monti divenne così il primo e, sinora, unico giocatore ad aver disputato due finali mondiali con due casacche differenti.Patì un pesante infortunio di gioco nella gara contro l'Inghilterra disputata il 14 novembre 1934 e passata alla storia come Battaglia di Highbury.Subì un duro pestone che gli fratturò l'alluce dal centravanti inglese Drake. Nonostante ciò Monti non volle abbandonare il campo, restando inutilizzabile all'ala. Nell'intervallo fu convinto da un medico ad andare all'ospedale, rimanendo lontano dai campi da gioco per quasi un anno.Nonostante questo, la sua carriera continuò in nazionale sino al 1936.