Gli anni 1920

Il triennio 1919-1922

Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo juventino dal 1922 al 1933.

Finito il primo conflitto mondiale, il calcio ripartì in Italia con la stagione 1919-1920. La Juventus, che elesse nel 1919 il presidente Corrado Corradini, disputò un campionato su base regionale, vincendo il girone piemontese e concludendo quel campionato al secondo posto nel girone finale. Tre giocatori, Giovanni Giacone, Oswaldo Novo e Antonio Bruna, furono i primi calciatori della società bianconera a giocare in Nazionale (Italia-Svizzera 0-3 del 28 marzo 1920 disputatasi a Roma).

Nella stagione 1921-1922 i bianconeri si iscrissero al Campionato della Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.), un settore dissidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), chiudendo la stagione al quarto posto del Girone A della Lega Nord.

Il numero dei tifosi, nel frattempo, crebbe: il 19 ottobre 1922, con Gino Olivetti a capo della Juventus dall'anno precedente, venne inaugurato lo Stadio di Corso Marsiglia, situato nell'attuale Corso Tirreno, con 15.000 posti: fu il primo impianto sportivo d'Italia costruito in cemento armato, e venne considerato all'epoca un «gioiello di ingegneria». Nella gara inaugurale dello stadio, la Juventus sconfisse 4-0 il Modena

1923-1924: il sodalizio con la famiglia Agnelli e l'arrivo di Jenő Károly

« Vi sono grato per aver accolto come un onore la mia presidenza, ma spero di non deludervi se vi confesso che non ho alcuna intenzione di considerarla soltanto onorifica [...]. Dobbiamo impegnarci a far bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio. »
(Frammenti del discorso dell'imprenditore Edoardo Agnelli al momento di essere eletto presidente del Foot-Ball Club Juventus. Torino, 24 luglio 1923.)

Il 24 luglio 1923, anno della riunificazione del campionato, la famiglia Agnelli entrò a far parte della società bianconera con Edoardo, figlio di Giovanni Agnelli, fondatore dell'azienda automobilistica FIAT, eletto nuovo presidente del club in sostituzione di Olivetti. Quella data rappresentò sia l'inizio del legame tra la società torinese e la famiglia industriale, il più antico del panorama sportivo nazionale e vigente tutt'oggi, sia la nascita del cosiddetto «Stile Juve» riassunto in «eleganza, professionalità e mentalità vincente». In tale anno, la squadra raggiunse il quinto posto del Girone B della Lega Nord.

In questa stagione venne inoltre ridata linfa all'attività polisportiva del club (dopo la prima fugace esperienza conclusasi all'inizio del secolo). Il nuovo presidente bianconero decise infatti di estendere l'attività della società ad altre discipline portando all'apertura di nuove sezioni sportive, racchiuse sotto l'egida della nuova Juventus - Organizzazione Sportiva S.A. (in cui confluì la stessa squadra calcistica); tra le sezioni di maggior successo vi furono l'hockey su ghiaccio e il tennis. L'attività polisportiva della Juventus O.S.A. (Organizzazione Sportiva Anonima) continuò sotto vari cambi di proprietà fino al 1949.

Nella stagione 1923-1924, la prima in cui venne introdotto per la prima volta nel calcio italiano lo scudetto, come stemma onorifico assegnato alle squadre vincitrici del campionato federale, la Juventus subì una penalizzazione a causa dell'affaire Rosetta, che costò alla squadra bianconera le sconfitte a tavolino di tutte e tre le partite disputate dal suo difensore Virginio Rosetta, quelle giocate tra la ottava e la decima giornata. Come conseguenza della penalizzazione, la Juventus si classificò in quinta posizione del primo raggruppamento della Lega Nord, a pari merito con l'Alessandria, con 26 punti, sette in meno rispetto ai liguri, vincitori del gruppo e poi, del tricolore. Quello fu l'anno dell'arrivo a Torino del primo allenatore della storia bianconera, Jeno Karolý e la mezz'ala sinistra Férénc Hirzer, entrambi ungheresi.

1924-1925: il terzo posto e i quadri manageriali

Nella stagione 1924-1925 la Juventus raggiunse il terzo posto del secondo raggruppamento del campionato, con due punti in meno sul Bologna, poi vincitore del campionato. In quella stagione morì il mediano Monticone, a causa di un aneurisma. A livello societario, la società torinese organizzò i quadri manageriali assegnando precisi compiti ai vari dirigenti.

1925-1926: la riconquista d'Italia

Nella stagione 1925-1926 la federazione di calcio autorizzò l'apertura ai calciatori stranieri e le Zebre torinesi in campionato raggiunsero il primo posto grazie a nove vittorie consecutive e con nove partite (934 minuti) con la porta inviolata (record del calcio pioneristico). Con 17 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, si qualificò, per la prima volta in cinque anni, alla finale della Lega Nord contro il Bologna. Nella gara d'andata le due squadre pareggiarono 2-2; la gara di ritorno finì 0-0. L'allenatore juventino Jenő Károly morì di infarto il 28 luglio, appena cinque giorni prima della partita di spareggio. In questa gara, disputata il 1º agosto, la Juventus vinse 2-1 con reti di Pietro Pastore e Antonio Vojak. La Juventus, in qualità di campione del Nord, affrontò la finale contro l'Alba Roma, campione del Sud, vincendo sia all'andata per 7-1 a Torino l'8 agosto, che al ritorno per 5-0 a Roma il 22 agosto 1926. Così, con 37 punti, si aggiudicò il suo secondo titolo federale, ventuno anni dopo il primo scudetto vinto nel 1905. Indossò così sulla maglia, per la prima volta, il simbolo di campione d'Italia, lo stesso utilizzato dalla Nazionale italiana dall'incontro con l'Ungheria del 6 gennaio 1911. La carta di Viareggio del 2 agosto 1926 portò alla fusione della Lega Nord e della Lega Sud nella cosiddetta Divisione Nazionale, prima dell'inizio del ventisettesimo campionato a gironi.

1926-1927: il terzo posto in campionato e il debutto in Coppa Italia

Nel campionato nazionale 1926-1927, la vecchia Signora, squadra campione in carica si classificò nel primo posto del suo girone con 27 punti, 44 reti a favore e 10 contro. Nel girone finale della Divisione Nazionale a sei squadre i bianconeri si classificarono al terzo posto con 11 punti, 24 reti a favore e 13 contro. La Juventus partecipò anche alla prima edizione della Coppa Italia e raggiunse la quarta fase eliminatoria, dopo le vittorie in trasferta contro il Cento per 15-0 il 6 gennaio – vittoria con la maggiore differenza reti della storia bianconera – e contro il Parma per 2-0 il 27 febbraio dello stesso anno. La gara del quarto turno contro il Milan non fu disputata per l'interruzione del torneo per mancanza di date disponibili tra le formazioni classificate.

Il triennio 1927-1930 e la nascita del girone unico

Nel campionato 1927-1928 i bianconeri chiusero il campionato al secondo posto nel gruppo B della Divisione Nazionale e raggiungono in seguito il terzo posto nel gruppo finale del torneo. Fu acquistato, fra gli altri, Umberto Caligaris che, insieme a Gianpiero Combi e Virginio Rosetta, formò il trio difensivo della Juventus e della Nazionale di calcio italiana negli anni 1930 del secolo scorso, una delle migliori linee difensive di tutti i tempi.

Il campionato 1928-1929 fu l'ultimo con il format. La squadra torinese giunse il secondo posto del Gruppo B con 76 reti a favore e 25 contro. Al termine del torneo, la Juventus partecipò per la prima volta a una competizione internazionale per club a livello professionistico: la Coppa dell'Europa Centrale, arrivando fino ai quarti di finale del torneo.

La seconda metà dell'anno 1929 registrò l'istituzione del girone unico, ovvero la nascita della Serie A e della Serie B a 18 squadre. Gli juventini, rafforzati dall'oriundo argentino Renato Cesarini, chiusero il primo campionato di Serie A al terzo posto segnando 78 reti, con 5 punti di meno rispetto all'Ambrosiana, campione d'Italia